Le isole ponziane celebri per le suggestive grotte e per i paesaggi naturali incontaminati, ricchi di una flora e fauna unica, sono passate alla storia anche per essere state dei luoghi di confino. Come le altre piccole isole italiane, anche Ponza e Ventotene hanno rappresentato l’esilio per molti uomini e donne nel corso dei secoli. In particolare, c’è un luogo sull’isola di Ventotene dal dolce nome, Villa Giulia, dove varie donne furono confinate in epoca romana per via della loro condotta “immorale”.
Quando a Ventotene furono esiliate le donne scomode dell’impero romano:
La Villa che sorge su Punta Eolo, ha un’antica storia: costruita nel I secolo a.C. per volere dell’imperatore Augusto come residenza imperiale, fu trasformata però in una vera e propria prigione dorata, dove venne confinata Giulia, la figlia dell’imperatore, che scontò una pena di 5 anni di confino a Ventotene perché accusata di tentato parricidio. Figlia prediletta, amatissima da Augusto, che la educò con durezza per farla diventare una vera aristocratica. Su di Giulia iniziarono però a circolare voci sempre più compromettenti: lussuria, tradimenti e inganni. Le stesse voci che circolarono in precedenza anche su sua madre Scribonia, descritta da Svetonio come “sregolata nei costumi”. Bellissima, Giulia fu promessa in sposa dal padre sin dalla tenera età, andando in sposa al cugino Marcello all’età di 14 anni. Un matrimonio infelice, come anche quello con il fratellastro Tiberio, futuro erede di Augusto. Fu in questi anni che Giulia cominciò a frequentare altri uomini, tra cui Iullo Antonio, figlio di Marco Antonio. Una relazione scandalosa e molto pericolosa, tant’è che i due ordirono insieme un piano per eliminare Augusto. Alla congiura, sventata, parteciparono anche Sempronio Gracco, storico amante di Giulia, e la serva Febe. Mentre Iullo e Febe furono indotti al suicidio, Giulia venne mandata a Ventotene e Sempronio Gracco lontano da Roma. Il periodo a Ventotene fu per Giulia molto difficile: non poté bere vino, avere accesso a nessun lusso e nemmeno ricevere visite maschili; la sua unica compagnia fu sua madre Scribonia. Dopo i 5 anni di esilio su Ventotene, Giulia fu trasferita in Calabria dove passò in confino il resto della sua vita fino alla morte, avvenuta presso l’odierna Reggio Calabria.
Giulia fu solo la prima delle tante donne ad essere esiliate su Ventotene, a lei seguirono sua figlia Agrippina Maggiore, Ottavia moglie di Nerone, Domitilla nipote di Domiziano, Livilla sorella di Germanico e Claudio. Ciò che accomuna queste donne è la pubblica accusa di dissolutezza, in realtà un pretesto per coprire comportamenti e attività politiche ostili al potere imperiale. Una prigione dorata, Villa Giulia, dove molte di loro furono confinate fino alla morte, come Livilla a cui venne inflitta la morte per fame od Ottavia, a cui vennero tagliate prima le vene per ordine di Nerone e poi la testa per ordine della nuova moglie, Poppea. Se vi trovate a Ventotene, Villa Giulia rientra sicuramente tra le 10 cose da vedere i cui resti raccontano ancora oggi la triste storia di queste donne esiliate che in questo scenario incantevole trascorsero momenti difficili e in alcuni casi, gli ultimi istanti della loro vita.
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Foto di Sailko da Wikimedia
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