Il Manifesto di Ventotene che diede origine all’UE

L’isola di Ventotene è un piccolo gioiello dell’Arcipelago delle isole pontine o “isole ponziane”. Meno affollata e scanzonata della vicina Ponza, su quest’isola si viene per godere del mare in tranquillità, rinunciando alla movida notturna. In pochi sanno che questa è anche la culla dell’Unione Europea. Qui un gruppo di oppositori al Regime Fascista detenuti nel carcere dell’isola, nel lontano 1941 scrissero il testo di quello che oggi è conosciuto come il Manifesto di Ventotene. 

 

 

Il Manifesto di Ventotene in breve

 

La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà. 

(Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni)

Il Manifesto di Ventotene, è considerato uno dei testi fondanti dell’Unione Europea e ancor prima del Federalismo Europeo. Originariamente il suo titolo era “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”.

Precedentemente, nel 1922 vi era stato anche un altro documento che promuoveva l’Unità Europea, il Paneuropa di Kalergi impostato però su un ideale di guida tecnocratica dove le decisioni del potere esecutivo fosse lasciato al parere degli esperti nelle varie discipline (come scienziati, economisti o ingegneri).

 

La novità introdotta dal Manifesto di Ventotene invece era prevedere la caduta dei poteri totalitari e la necessità di istituire una Federazione europea con un Parlamento e un Governo democratico con poteri reali con lo scopo di mantenere un ordine comune. Sostenevano che era necessaria la creazione di una forza politica esterna, una forza sovranazionale europea, quanto i partiti politici tradizionali non erano in grado di rispondere alla spinta verso l’internalizzazione. 

 

Autori de Il Manifesto di Ventotene

 

 

Il documento è stato redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941 durante la loro prigionia nel carcere di Santo Stefano sull’isola di Santo Stefano (Ventotene) perché oppositori del Regime Fascista.
Il testo originario scritto su della carta di sigarette, è ormai andato perduto.

Inizialmente il testo è stato diffuso in maniera clandestina, grazie all’aiuto di alcune donne come Ada Rossi e Ursula Hirschmann (prima moglie di Eugenio Colorni, dopo alla morte di lui, sposata in seconde nozze ad Altiero Spinelli) che lo fecero arrivare a Roma e Milano presso i gruppi di opposizione al Regime.

 

Capitoli contenuti nel Manifesto

 

Il Manifesto di Ventotene contiene tre capitoli: 

  1. “La Crisi della Civiltà Moderna”, scritto interamente da Altiero Spinelli;
  2. Compiti del Dopoguerra – L’Unità Europea“, scritto da Altiero Spinelli;
  3. Compiti del DopoguerraLa Riforma della Società“, scritto in parte da Ernesto Rossi e la restante da Altiero Spinelli.

La prima pubblicazione si deve a Eugenio Colorni nel 1944, che ne ha curato anche la prefazione. Ne seguirono poi molte altre, fino all’ultima pubblicata nel 2017 in lingua italiana, francese e inglese.

Qui puoi scaricare il Manifesto di Ventotene – Manifesto in pdf dal sito del Senato della Repubblica (Ufficio delle Informazioni parlamentariArchivio e delle pubblicazioni del Senato).

 

Il Carcere di Ventotene

 

 

Il carcere di Ventotene in realtà si trova sull’isola di Santo Stefano (annessa a Ventotene) da cui prende il nome; Oggi l’isola è una Riserva Naturale Protetta. Si tratta di un carcere borbonico costruito nel 1795 e chiuso definitivamente nel 1965. 

Esso rappresenta uno dei primi edifici di sorveglianza al mondo realizzato secondo i Principi del Panopticon del filosofo Jeremy Bentham. Questo tipo di architettura prevedeva che le celle fossero disposte a semicerchio, mentre all’interno di un corpo centrale veniva collocalo il sorvegliante.

In questo modo si inducevano i detenuti a uno stato cosciente di essere continuamente sotto controllo da parte di un solo sorvegliante posizionato nel corpo centrale, questo avrebbe dovuto dissuaderli dallo svolgere cattive azioni. Il nome Panopticon si ispira a Argo Panoptes il gigante della mitologia greca che possedeva appunto centinaia di occhi.

Oltre a Altiero Spinelli, Eugenio Colorni e Ernesto Rossi, in questo carcere vennero detenuti altri nomi illustri del panorama nazionale, tra cui Sandro Pertini che qualche anno più tardi sarebbe diventato Presidente della Repubblica Italiana.

Il carcere di Ventotene, simbolo della resistenza antifascista e degli ideali europeisti è oggi oggetto di un importante piano di recupero; Merita sicuramente una visita una volta arrivati sull’isola.

Può interessarti anche il nostro articolo dal titolo: “Una Visita diversa dal solito al Carcere di Ventotene”. 

 

Isola di Ventotene Come arrivare 

 

Potete arrivare sull’isola di Ventotene imbarcandovi su un traghetto dal porto di Formia (in Provincia di Latina). Formia è una città sulla costa del Mar Tirreno nel Lazio, può essere raggiunta in auto attraverso l’Autostrada A1 oppure in treno nella tratta RomaNapoli.

Un altro modo per arrivare sull’isola di Ventotene, è quello di prendere un traghetto per l’isola di Ponza dal Porto di Terracina e poi una volta lì imbarcarsi per la vicina Ventotene.

Sul sito Traghetti Per Ponza e Ventotene puoi scoprire le migliori tariffe e le disponibilità per raggiungere le isole in traghetto.  Scopri inoltre le misure sanitarie adottate a bordo dei traghetti per permettere ai passeggeri di viaggiare in sicurezza.

 

 

Photo Credits: 

  • Foto di Fiumerosso da Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0
  • (Visuale sulla tripla campata delle celle nel carcere Borbonico di santo Stefano);
  • Foto libera (Primo piano di Albero Spinelli)
  • Foto di Sailko da Creative Commons Attribution 3.0> (Isola di Santo Stefano, Ventotene, veduta del carcere borbonico)
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