Le meravigliose berte delle isole ponziane

U parlante, così viene chiamata in dialetto ponzese la Berta, un gruppo di uccelli marini che ha un antico legame con l’arcipelago laziale e il cui verso pare aver ispirato il mito delle sirene, esseri leggendari metà donne e metà uccelli che ammaliavano con il loro canto marinai ed eroi. Le berte dell’arcipelago ponziano negli ultimi anni sono state oggetto di tutela per via della proliferazione di una specie di roditore che ha messo in serio rischio la popolazione di entrambe le specie. Nel giro di qualche anno, però, le berte hanno ripreso possesso delle falesie di Palmarola, Ventotene e Ponza, ed è possibile nuovamente osservarle mentre si librano in volo. Per tutti i provetti birdwatcher o, più semplicemente, per tutti gli amanti della natura che sono in procinto di prenotare un biglietto per Ponza e le isole dell’arcipelago ponziano, ecco una semplice guida per distinguere le due specie di berta che abitano in questi incantevoli luoghi.

L’arcipelago ponziano e le sue berte:

La berta maggiore

La berta maggiore, nome scientifico Calonectris Diomedea, è un uccello procellariforme, ovvero appartenente alla stessa famiglia dell’albatros. Uccello simbolo del Mar Mediterraneo, può raggiungere i 50 cm di lunghezza, presenta un piumaggio bruno sul dorso che sfuma verso il bianco su collo e ventre, mentre la testa è grigio chiara. Pur nidificando sulla terraferma, in particolare sulle coste impervie di alcune isole del Mediterraneo e dell’Atlantico, la berta maggiore è considerata a tutti gli effetti un uccello marino perché trascorre gran parte della sua vita in mare aperto, compiendo lunghi viaggi in stormi assai numerosi. Attiva soprattutto di notte, la berta è ghiotta di pesci che pesca immergendosi fino a 4-5 metri di profondità. Ma la berta maggiore è anche un uccello abilissimo a sfruttare ogni minima corrente ascensionale che gli consente di volare ad ali spiegate sulla cresta delle onde, planando sulla superficie dell’acqua. Dopo la riproduzione, migra tra ottobre e novembre, rientrando nelle zone di nidificazione intorno al periodo tra la fine marzo e gli inizi di aprile. L’unico uovo viene deposto tra fine maggio e inizio giugno e covato sia dalla femmina che dal maschio per circa 50 giorni. Il pulcino resta nel nido per circa 3 mesi, il tempo necessario per mettere su peso e per imparare a volare.

La berta minore

La Puffinus Yelkouan o berta minore, più piccola e snella della berta maggiore, appartiene anche lei all’ordine dei Procellariformi. Come la berta maggiore, raggiunge la terra solo per nidificare, trascorrendo perlopiù la sua vita in volo. Stimare la popolazione globale di berta minore è piuttosto complesso a causa del suo particolare stile di vita, ma l’Italia è probabilmente il paese del Mediterrano che ne ospita la popolazione più vasta. La berta minore si differenzia dalla berta maggiore non solo per le dimensioni, ma anche per i colori del piumaggio: presenta, infatti, delle piume nere sul dorso che diventano bianche sul ventre. Nero è anche il becco, particolarmente uncinato utile per la pesca di pesce che viene cacciato in mare aperto. Per la nidificazione la berta minore sceglie anfratti e falesie non lontane dalla vegetazione, deponendo tra metà marzo e inizio aprile. L’uovo, spesso unico, viene covato dalla coppia per oltre 50 giorni schiudendosi tra fine aprile e inizio maggio. Il pulcino viene svezzato da entrambi i genitori fino a fine giugno, periodo in cui i piccoli si involano per la prima volta.

Photo credits:

Foto di Marcabrera da Wikimedia

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