A 10 km dall’isola di Ponza, a largo del litorale del Lazio, c’è un’isoletta di origine vulcaniche che ha l’aspetto di un paradiso caraibico: grandi falesie dalle forme bizzarre, un mare turchese da sogno e una ricca vegetazione mediterranea che costituisce una vera e propria riserva naturale. Stiamo parlando di Palmarola, un prezioso gioiello dal uno di vista geologico e naturale, e la terza isola per grandezza dell’arcipelago pontino.
L’isola è disabitata ed è adatta per chi ama la natura, le giornate di trekking o le avventure in barca per scoprirne le meravigliose coste. In questo articolo scopriamo perché vale la pena una visita a Palmarola.
Isola di Palmarola, perché visitarla e come raggiungerla
Palmarola è un’isola di origine vulcanica caratterizzata da tre rilievi: Monte Guarnieri, Monte Tramontana e Monte Radica.
L’asprezza del territorio conferisce all’isola un aspetto rude e selvaggio: la roccia crea pattern e forme davvero suggestive, che si sviluppano in grotte, faraglioni e falesie mozzafiato. Chi ama i paesaggi selvaggi e aspri, e chi ama fotografarli, può esplorare queste meraviglie noleggiando un’imbarcazione. Vediamone alcune.
Ad esempio, ci sono i Faraglioni di Mezzogiorno. Si tratta di alti scogli che si ergono dal mare come statue perfette modellate dalla natura. L’omonimo scoglio, il Faraglione di Mezzogiorno, è quello principale ed è attraversato a una grotta spettacolare che si può attraversare anche in barca: il Grottone di Mezzogiorno. Il nome deriva dal fatto che, per ammirare la luce che illumina questo passaggio, occorre aspettare proprio mezzogiorno.
Gli altri scogli sono lo Scoglio cappello e il Faraglione di Fuori. Questi due formano un altro passaggio detto “Portella”.
Ciò che rende davvero famosa Palmarola, però, è la Cattedrale. No, non stiamo parlando di un grande edificio religioso, ma di un gruppo di grotte strette e alte che richiamano quasi lo stile architettonico gotico. Ma qui, non c’è traccia della mano dell’uomo: sono il vento, l’acqua e l’antica azione vulcanica ad aver creato questi grandi picchi, visitabili con un’immersione. Il gioco di luci con l’acqua crea un colore azzurro da sogno.
Un altro motivo per visitare Palmarola? La tranquillità dei suoi paesaggi.
Chi vuole evitare le mete più gettonate per le proprie vacanze, troverà a Palmarola delle calette suggestive, solitarie e selvagge, che richiedono però un pochino di sforzo per essere raggiunte.
La più bella è senza dubbio Cala del Porto, circondata da scogliere imponenti e perfetta per fare snorkeling per via delle sue acque limpidissime. A renderla così amata, però, è la presenza di spiaggia soffice e bianca. Qui si trova anche l’unico ristorante dell’isola, O’Francesce, e anche le tipiche case-grotta o “Case Tartufo”. Si tratta di vecchie dimore ricavate dalla roccia di tufo che risalgono al XVIII secolo quando l’isola fu colonizzata dai Borboni.
In barca si può raggiungere la spiaggetta di La Forcina, anche questa di sabbia chiara, che si affaccia su una baia magnifica e custodita da alti pinnacoli di roccia stratificati. Nei dintorni si trova anche la Grotta del Gatto al cui interno sgorga una sorgente di acqua dolce. Appena oltre il Faraglione di Mezzogiorno si trova la Spiaggia delle Grottelle, un po’ pi roccia ma dominata da una grandissima parete di roccia.
Palmarola dista solamente 10 km da Ponza e quindi, per raggiungerla, è sufficiente sbarcare prima al porto di Ponza con i collegamenti attivi grazie alle compagnie di navigazione Laziomar, NLG, Pontina Navigazione e SNAV. I traghetti e gli aliscafi più frequenti partono di porti di Terracina e San Felice Circeo; in Campania si può partire dai porto di Napoli oppure dal porto di Ischia, una delle tre isole del Golfo di Napoli.
Palmarola, però, non fa parte delle tratte di linea coperte da queste compagnie. Per visitarla si hanno due opzioni: noleggiare una barca o un gommone oppure di partecipare ad un’escursione organizzata da Ponza. In questi casi, salpando dal porto di Ponza sono necessari circa 30-40 minuti di viaggio per raggiungere l’isola.
Photo credits
Copertina – foto di Nicola Severino da Canva
Faraglione di Mezzogiorno – foto di Zoltan Bartalis da Flick
Cala del Porto – foto di Fulvio Ghiringhello da Flickr
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